Orticolario è una delle manifestazioni florovivaistiche più importanti d’Italia. In questa istantanea vista lago, vi racconto di un settore in grande fermento.
Domenica scorsa sono stata ad Orticolario, la manifestazione sul Lago di Como dedicata agli amanti del verde, che ha chiuso con oltre 25mila visitatori in tre giorni.
Ammetto di essere rimasta colpita da questi numeri, così come da alcune storie di espositori che ho conosciuto nell’arco di un pomeriggio.
C’è un bel fermento nel settore e finalmente sembra che i vivai comincino ad aprire le porte al pubblico per la vendita diretta anche di fiori recisi.
Un progetto in particolare mi ha sorpreso, per visione, entusiasmo e rispetto della natura: quello di Olga e Cecilia e della loro Flower Farm OFF, che mi ricorda esperimenti molto fortunati d’Oltreoceano (Floret Flower Farm tanto per dirne uno..). E come è giusto che sia quando c’è di mezzo la natura, anche i ritmi sono coerenti con i flussi stagionali. L’apertura vera e propria di OFF avverrà in primavera 2018, quando sarà possibile prendere un caffè il sabato mattina con le proprietarie e vivere appieno quella che loro definiscono una “esperienza” e non un semplice acquisto di fiori. Fiori recisi appunto, confezionati in bellissimi bouquet. Ed è proprio così che ho conosciuto Olga, un po’ agitata ma molto emozionata per i complimenti, mentre si affrettava a preparare svariati mazzi di coloratissime dalie per i tanti partecipanti della kermesse.
Olga alle prese con i mazzi di dalie a Orticolario 2017
Eppure la decisione e il coraggio di Olga e Cecilia sono una rarità in Italia. Durante un’altra recente chiacchierata, questa volta con Nicole e Manuele, entrambi originari del Sudafrica e ora pionieri di Fiori Quotidiani, un’altra bella iniziativa tra Varese e Milano di cui vi parlavo qui, ho avuto modo di confrontarmi con lo stesso stupore che ha colto me nello scoprire che il mercato dei fiori recisi in Italia è quasi del tutto in mano a importatori olandesi. Loro due, che vengono da una terra di tradizione anglosassone e con una biodiversità unica al mondo, hanno cercato invano produttori locali che potessero offrire loro fioriture di stagione, ma alla fine si sono dovuti appoggiare al grossista di turno.
Nicole e Manuele, fondatori di Fiori Quotidiani
Questo smarrimento mi ha riportato alla mente un’altra intervista, questa volta a Erin Benzakein, la fondatrice di un movimento made in U.S. di “farmer –florists”, una nuova generazione di vivaisti – guarda caso quasi tutte donne – che propone non solo la coltivazione in serra ma anche la vendita, il design di eventi e si impegna nella ricerca scientifica, per un servizio a 360 gradi. Ovviamente in team.
Con grande passione e lungimiranza, Erin sosteneva che quando aveva iniziato decenni prima, nessuno in America sembrava conoscere la provenienza dei fiori recisi che acquistava al supermercato o dal fiorista sotto casa.
Se un Boeing 747 avesse consumato quintali di carburante per trasportarli dal Kenia o dall’Ecuador e se la lavanda a gennaio non fosse propriamente di stagione, non interessava a nessuno.
E ancora, raccontava della totale disconnessione tra clienti finali e produttori e di come i fioristi non incentivassero assolutamente un cambio di passo, essendo questo un settore poco propenso alle innovazioni. Eppure, molto è cambiato da allora; e lei ne è un esempio, con la sua presenza solida sui social network e su riviste del calibro di Martha Steward.
Erin Benzakein, fondatrice di Floret Flower Farm
Credo sia successo qualcosa di analogo a quanto in Italia, e più in generale in Europa, è accaduto nello stesso periodo per il vino. I miei genitori mettevano semplicemente “del vino” sulla tavola, oggi personalmente amo chiedere agli amici se preferiscono un rosso del Piemonte o della Sicilia da abbinare ai piatti. E ascoltare le storie dei piccoli produttori locali andando a trovarli in cantina.
Lo storytelling di un settore è tanto importante quanto la qualità dei prodotti stessi; a maggior ragione se il settore in questione è fotogenico e “notiziabile” come quello floreale.
Ben vengano allora manifestazioni come quella di domenica scorsa, le Olga e le Cecilia, la contaminazione di altre culture come quella del Sudafrica, che ci fa aprire la mente ad altre possibilità. E più in generale un ben arrivata a questa nuova generazione di persone motivate, competenti e visionarie. Il blog di Flowerista vorrebbe esserne la voce!