La parola “stylist” evoca un mondo traboccante di creatività, gusto per il bello, oggetti e palette colori, ma esattamente cosa significa fare la stylist oggi? E’ un mestiere che in pochi conoscono davvero, soprattutto nel suo dietro le quinte. Sara Farina, stylist milanese che lavora abitualmente per le più famose riviste italiane, ci svela i dettagli del suo mestiere, tra immaginazione e storie da mettere in scena.
Come è iniziata la tua carriera da stylist?
Dopo una laurea in architettura a Milano, ho svolto alcuni stage all’interno di studi di architettura per interni e a seguire stage nel food design. Dopo queste esperienze sono diventata assistente stylist, mi occupavo perlopiù dei set per i redazionali dell riviste, successivamente ho iniziato a collaborare con la fotografa Stefania Giorgi. Le esperienze con le redazioni sono state fondamentali perché mi hanno garantito visibilità e prestigio quando ho iniziato 6 anni fa. Il modo di lavorare era diverso, ora si sono aggiunti i canali social e l’aspetto digital di questo lavoro.
Aiutaci a capire in concreto cosa vuol dire fare la stylist oggi?
Il lavoro di stylist ricopre un ventaglio di attività molto ampio. Di base bisogna avere conoscenze di moda, cinema, editoria, avere spirito di osservazione, ad esempio prestare attenzione alle vetrine e qualsiasi cosa possa favorire l’ispirazione e dettare le tendenze attuali: io ho unito tutto alla mia creatività personale. Quest’ultimo aspetto garantisce un risultato finale unico e personale: ad esempio, riesco a creare oggetti di design ed illustrazioni che mi aiutano nella realizzazione del set finale.
Essere stylist significa creare una situazione su misura per i redazionali delle riviste e anche per tutti i brand che hanno necessità di pubblicizzarsi a livello di comunicazione ed immagine. Tutto ha inizio dalla creazione di una moodboard, che riassume lo stile del servizio finale; si cercano poi oggetti e location e infine si allestisce il set per lo shooting. Si segue l’allestimento dall’inizio alla fine, rispondendo alle esigenze comunicative dei brand con tanta ricerca e creatività personale, e si collabora costantemente con il fotografo, che comunque resta una figura a sé.
Ecco appunto, citi il fotografo, quali sono le figure presenti su un set solitamente?
Sul set solitamente sono presenti il fotografo, l’art director o il grafico (interno all’azienda o esterno da un’agenzia), talvolta il cliente finale. Si inizia con un brief iniziale tutti insieme per avere ben chiaro il risultato finale, a cui segue un lavoro individuale delle diverse parti. Il grafico ad esempio si occuperà di utilizzare il materiale per pubblicità e riviste. Il fotografo presterà molta attenzione alle luci. Quello che conta davvero è che ci sia armonia tra le parti e non ci si sovrapponga nei diversi ruoli, altrimenti il rischio è quello di perdere molto tempo. E può sembrare strano, ma in realtà è un lavoro che già di per sé richiede un grosso quantitativo di tempo!
Quale ritieni sia la parte più difficile del tuo lavoro?
Alcune volte le richieste sono molto difficili e può diventare impegnativo gestire le esigenze del cliente finale, o anche quelle del fotografo! Bisogna fare in modo che tutte le parti coinvolte lavorino in sinergia, cercando di accontentare il più possibile le richieste.
E la parte che ami di più?
La mia parte preferita è quella in cui entra in gioco la mia creatività e posso sfruttare a pieno la mia immaginazione! In fin dei conti, essere stylist consiste nel creare un mondo parallelo dove viene raccontata una storia tramite oggetti e personaggi. In questo mi aiuta molto la mia memoria fotografica, con cui memorizzo situazioni e scene, a cui aggiungo di volta in volta gli oggetti da utilizzare. La fase del set fotografico vero e proprio è forse quella più divertente, se c’è armonia ovviamente! Ma l’atmosfera creativa solitamente è sempre positiva per tutti. A volte ci si trova a lavorare su set inusuali rispetto ad una comune stanza, come in barca a vela o su un elicottero: lì si che l’immaginazione può volare alta!
Che rapporto hai con con il mondo digitale e i social rispetto al tuo lavoro da stylist?
Mmmh… un rapporto direi altalenante! Temo di restarne troppo inglobata e per questo a tratti me ne distanzio. Non mi piace pensarmi come una vetrina da mettere in mostra, al contrario preferisco stare dietro le quinte, che poi di fatto è esattamente quello che mi succede nei set.
A volte vorrei riuscire a raccontarmi di più, soprattutto quando ho a che fare con contaminazioni interessanti che si generano lavorando come stylist tra illustrazione, design, ceramica e arte.
La verità è che siamo in un mondo in cui l’offline non può fare a meno dell’online, ma è vero anche il contrario!
crediti fotografici: Stefania Giorgi
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