Questa estate siamo stati in Portogallo. E insieme a noi c’erano milioni di turisti. Abbiamo visitato Lisbona e Porto e ci siamo chiesti perché, all’improvviso, siano diventate mete così gettonate, al punto da rendere difficile spostarsi a piedi nei mesi di alta stagione.
Ecco cosa abbiamo capito di questo viaggio in riva all’Oceano Atlantico.
Quando studiavo sui libri di scuola, il Portogallo era sempre il primo Stato da cui si partiva, rigorosamente in ordine da sinistra verso destra sulla cartina europea. Era il paese del vento, dei navigatori, della povertà diffusa, di un’industria che non ingranava. Erano gli Anni 90 e da allora tutto è cambiato.
Oggi il Portogallo oltre ad essere un Paese “bello”, nel senso puramente estetico del termine, è in sorprendente ripresa economica, aperto al boom dei turisti ed estraneo alle chiusure razziste di tutti gli altri Paesi europei, bendisposto e accogliente. Nonostante ancora oggi la sua popolazione non navighi (ecco, appunto) nell’oro.
Cosa è successo negli ultimi 20 anni?
Non ho la pretesa di fare un trattato socio-politico in poche righe ovviamente, ma mi sono documentata e pare che c’entri un bel po’ l’Unione Europea.
Nel 2001 la città di Porto fu nominata Capitale Europea della Cultura ad esempio; la stessa cosa che era successa alla “mia” Bologna un anno prima e posso dire per esperienza diretta che da quel momento le sorti della città sono cambiate, eccome.
Ma torniamo a Porto. La pioggia di finanziamenti europei che arrivò dall’Unione trovò una città sull’orlo del baratro, con un centro storico praticamente svuotato e in totale stato di abbandono. Con quei soldi sono stati ristrutturati teatri e musei, sono state rifatte le strade, piantati alberi, come testimonia la rua das Flores che scende in direzione del fiume. Anche l’aeroporto ha attraversato una notevole trasformazione, con un nuovo terminal inaugurato nel 2006.
Porto oggi è tutto un cantiere, i rumori degli operai impegnati a martellare e trapanare per ristrutturare appartamenti destinati a portoghesi e stranieri sono una colonna sonora che ci portiamo a casa da questa vacanza. Insieme all’euforia e al piacere di vedere una città rinascere, ovviamente.
Ne avevano parlato anche Alice ed Elena, fondatrici di BiCA Good Morning Design, in questa intervista, raccontando del loro Erasmus lì.
A casa nostra, anche Milano ne è un esempio. E il fatto che nell’ultimo decennio la città di Porto abbia vinto per ben tre volte il titolo di “Migliore destinazione europea”, assegnato da un’organizzazione del turismo dell’Unione, non ha certo guastato.
Poi quello che è successo, è stato un tam tam mediatico che è iniziato probabilmente sui blog e sui social. Non mi riferisco solo a Porto in questo caso, ma al Portogallo intero: ha cominciato ad essere di moda il surf, la vacanza fuori dal coro, ci sono stati gli “early adopters” che l’hanno scoperta davvero e poi gli influencer; da lì si è scatenata la moda.
Come dire, alle promesse di notorietà devono fare seguito interventi concreti. Allo storytelling, come diremmo oggi, deve corrispondere una verità tangibile.
Quello che cerco di dire sempre ai miei corsisti di marketing e di storytelling è che sì, è vero che raccontiamo delle storie, ma dobbiamo prima di tutto essere le storie che raccontiamo. Altrimenti il risultato è drammatico. Una promessa disattesa è peggio di una verità non raccontata.
Ecco cosa ci ha colpito di più di Porto e che vi consiglio di vedere: le chiese piene di Azulejos sulle facciate, in particolare quella di San Ildefonso, la street art sparsa un pò in tutta la città, la vista dal ponte Dom Luis I sul fiume Douro, le cantine dove invecchia il celebre vino Porto, le case colorate del Miradouro e di Afurada, il Museo di Arte Contemporanea de Serralves, un pò fuori città ma dall’architettura particolarissima.
Dove abbiamo dormito: DOURO Apartments – S. Miguel
Ed ecco cosa ci ha colpito di più di Lisbona e che vi consiglio di vedere: il nuovo museo MAAT nel quartiere di Belem, anche solo per la vista del ponte sul fiume Tago, che si nasconde nella nebbia, la street art di Mouraria, la chiesa do Carmo, parzialmente distrutta e per questo affascinantissima, l’esperimento della LX Factory, da spazio industriale a luogo di negozi cerativi, aperitivi e serate, la fabbrica di azulejos de Santa Ana.
Dove abbiamo dormito: Charming Apartament in Baixa Chiado (super centro)