Guardastelle Handmade è una sartoria italiana nata dal desiderio di far sentire ogni donna ‘unica’: i capi sono realizzati a mano da Claudia, rispettando le esigenze di ogni corpo e rompendo con gli schemi standardizzanti del fast fashion.

Chi c’è dietro a Guardastelle e che significato ha il nome?

C’è una ragazza normale, Claudia, piemontese ma milanese d’adozione, una laurea in comunicazione per la moda e 15 anni di esperienza nel mondo delle pubbliche relazioni e dei grandi marchi della moda e del lusso.
A un certo punto, da impiegata, ho deciso di fare il salto della barricata e messo su carta un piano d’azione, che inizialmente non aveva nome. All’improvviso mi è apparso, dopo tanti tentativi, nel modo più banale di tutti: ascoltando la radio. Guardastelle è una canzone di Bungaro.
Mi piace l’idea e il ricordo delle sensazioni rievocate dall’osservare il cielo di notte. Ma c’è di più: mi sentivo il “guardastelle”, una guardiana delle mie stelle intese come le idee, i sogni che coltivavo e che ora combatto per rendere realtà in forma di abiti per tutte le donne. 

Guardastelle guarda i corpi delle donne come fossero stelle. Tutti unici, nessuno sbagliato.

Guardastelle sartoria

Come hai deciso di diventare un’artigiana?

Tutto è cominciato da un fatto che mi ha sempre dato molto fastidio: il fast fashion ti impone di adeguare il tuo corpo ai vestiti, ma ognuna di noi è diversa ed è ingiusto doversi sentire inadeguate perché i canoni della moda sono riservati a chi ad essi si sacrifica (o più semplicemente, a chi ha la fortuna di avere una struttura fisica adeguata). Io non ho un corpo perfetto ed è frustrante andare nelle grandi catene e sentirsi sbagliata per comprare un capo a basso prezzo che duri una stagione o poco più. In quest’epoca che a passi sempre più lunghi comincia a celebrare la body diversity, noi donne meritiamo una qualità della vita a tutto tondo, a partire dalla sensazione di sentirsi giuste in qualsiasi abito. 

L’abito giusto è quello che ci rappresenta e accompagna sulla strada che scegliamo di perseguire.
Io, come Guardastelle, vorrei rendere la vita delle mie clienti più facile, più bella, più spensierata, valorizzando i loro corpi come avrei sempre voluto succedesse per il mio.
Il sogno di Guardastelle è nato con una motivazione molto più profonda e personale: il lavoro negli uffici non mi faceva sentire libera di poter avere qualcosa di mio e non è stato un percorso facile. Una malattia occorsa durante la gravidanza e protrattasi oltre la nascita di mia figlia mi ha permesso di capire che la mia bambina aveva bisogno di una mamma che fosse anche un esempio di coraggio, forza d’animo e soprattutto resilienza. Ho iniziato a lavorare su di me con ago e filo, e da quel momento non ho più smesso. 

Guardastelle sartoria

Quali sono le ispirazioni per le tue nuove creazioni?

Ogni giorno traggo ispirazione dalle donne che mi circondano: amiche, clienti, vicine di casa, mamme della scuola di mia figlia. È per ognuna di noi che disegno i miei abiti: la straordinarietà della donna comune che poi comune non è mai.
Nel processo creativo bisogna saper osservare, ma soprattutto sapersi ascoltare. Se qualcosa va o non va te lo dice l’esperienza, ma soprattutto la pancia. 

Il tuo motto è ‘Handmade clothes for every body’: quanto pensi sia importante uscire dalle convenzioni della fast fashion e rivolgersi ad un pubblico più variegato?

Siamo tanti artigiani ed uscire dalla mischia creando la propria nicchia è fondamentale. Per me è stato particolarmente facile perché queste forme di discriminazione le ho vissute sulla mia pelle. Non sapete quante volte ho provato frustrazione non riuscendo a trovare per me “quel pantalone a zampa che mettono tutte”. Grazie alla sartoria ho scoperto che quel pantalone non mi stava bene perché è standardizzato: io non sono standardizzata, non sono everybody. Per questo ho spezzato la parola.
Tante mie clienti dicono “A me questo capo non sta bene”. Poi lo provano della loro taglia, una taglia reale perchè sartoriale, e si rendono conto che non sono i loro corpi a essere sbagliati ma è l’industrializzazione che ha dettato le regole sbagliate sulle taglie.
Cosa ce ne facciamo di 6 pantaloni che ci stanno male se possiamo averne 3 che calzano perfetti e durano anche di più nel tempo?

Artigianato e social: come gestisci la tua comunicazione per differenziarti dagli altri artigiani e comunicare i tuoi valori?

Amo il digitale, perché è un’eterna versione beta. C’è sempre un modo di sperimentare, aggiustare il tiro mentre si va avanti. Tendenzialmente cerco di divertirmi e dire quello che mi passa per la testa. Non voglio sovrastrutturare un messaggio “di marca” di per sé semplice. Al massimo racconto quello che so della moda e della sua storia. Un po’ di cultura della moda penso sia interessante, mi permette di erogare un servizio che va oltre al prodotto e anzi, lo arricchisce rivelando che sotto a ogni capo c’è ricerca, non solo interpretazione dei trend. Nell’artigianato, una mentalità slow è ciò che rende i tuoi prodotti speciali ed empatici ma in più nel contesto digitale la velocità è tutto. Mi annoio facilmente, mi piace questa velocità.

Guardastelle sartoria

Progetti per il futuro e sogni nel cassetto per Guardastelle?

Voglio continuare a impegnarmi, sognare, studiare, realizzare e rischiare. Vedere fin dove posso arrivare con la mia avventura anche puntando all’estero dove ho già alcuni clienti. Con le paure ho chiuso.
È molto più spaventoso vivere una vita sicura ma piena di frustrazioni che rischiare di essere libere di perseguire i propri sogni.

Per questo Natale, Guardastelle ha realizzato dei pezzi unici in esclusiva per la boutique Flowerista: vieni a scoprirli qui!