Scrivere con i fiori è un po’ come raccoglierli senza farli morire. Gabriella lo sa e ne ha fatto una vera e propria arte.

Questa non è un’intervista, è una poesia.
Quando ho incrociato l’animo gentile e sensibile di Gabriella sono rimasta senza fiato; e per certi versi anche senza parole. Quelle che sa usare lei, invece, sono raccolte qui e sono bellissime. Scrivere con i fiori non è da tutti.

E per i lettori c’è una sorpresa nascosta, ma dovete trovarla!

Ciao Gabriella, ti definisci un’appassionata di carta e inchiostro, spiegaci meglio chi sei e cosa fai.

Carta e inchiostro sono i miei compagni di viaggio. Assieme ai fiori e a qualche coniglio di pezza, s’intende. Tramite la carta posso raccontare, ascoltare e pensare. Attraverso l’inchiostro, invece, posso sbagliare, ricordare ed inventare. La magia più bella che si crea con carta e inchiostro? Quando, da una macchia improvvisa, nasce un po’ di meraviglia.
L’inchiostro non si cancella, non c’è gomma che lo elimini. Ma ogni “errore” diventa occasione, ogni macchia ti dà l’opportunità di migliorare, a seconda di come la affronti.
Chi mi conosce sa che non sono molto a mio agio a parlare di me. Designer, calligrafa, illustratrice, scrittrice per l’infanzia, art director… o solo Gabriella, per favore, e dammi del tu.

Ecco qui un foglio, e una matita… disegni con me?

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Credits RSI – Radiotelevisione Svizzera

Come e quando hai scoperto tutte queste passioni?

Sono “inciampata”, crescendo, in una creatività che mi faceva vedere le storie nelle stelle e le case nei fiori. In una sensibilità che mi fa piangere troppo e sorridere delle minuscole cose. Poi uno scrittore famoso che mi spinge a partecipare a premi nazionali (e i risultati gli han dato ragione), una preziosa calligrafa professionista che mi dice “un giorno potresti fare questo mestiere”, un talentuosissimo regista che mi dà l’opportunità di mettere il mio lavoro a servizio della memoria, dell’emozione e della storia… E tanti libri, illustrazioni e sorrisi a cui va la mia immensa gratitudine. Una famiglia preziosa che mi ha sempre sostenuta e un marito… da sposare! :).
Da grande invento storie, da piccola inventavo giochi. E se mia sorella gemella (oggi medico fenomenale e persona insostituibile) me li prendeva dalle mani, senza fare una piega ne inventavo di altri. Forse tutto è nato così. Tentando, sbagliando, e creando ancora.

Ecco qui un po’ di inchiostro… vuoi provare?

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Credits Gabriella Sperotto

Le tue realizzazioni hanno nella maggioranza dei casi toni delicati e colori naturali, come definiresti il tuo stile? A chi ti ispiri?

Quello che da fuori si può definire giustamente “stile”, mi piace chiamarlo “essenza”. Non potrei essere altro se non così, non potrei mostrare altro se non quello che sono. Imperfetta, sicuramente, ma Gabriella.
E Gabriella toglie, toglie toglie …(“Complicare è facile, semplificare è difficile” – B. Munari) fino quasi al bianco. Ma nello stesso tempo ama l’imprevisto, la macchia da cui trarre ispirazione (“If each moment is our entire life, how dare we kill time? If each stroke is our entire breath, how dare we correct it?” – Kazuaki Tanahashi).
Penso che ogni piccola esperienza di ogni giorno formi quello che siamo. Per questo le mie ispirazioni sono i libri (che leggo anche mescolandoli, a piccoli pezzetti… e so che Pennac approverebbe), i mercatini dell’antiquariato, il minimalismo giapponese, la delicatezza dei fiori, gli albi illustrati che non so leggere e quelli che ho consumato, lo yoga, i biscotti a forma di fiaba, le mie montagne, la neve e il suo silenzio… e la carta, e l’inchiostro.

Ecco qui, dai. Scrivimi qualcosa.

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Credits Gabriella Sperotto

Mi ha colpito particolarmente la collezione di ceramiche ispirate alla natura, che riportano i nomi dei fiori. Ecco quello che intendevo con “Scrivere con i fiori”. Come è nata questa idea così poetica e allo stesso tempo nuova?

La collezione “Ci vuole un fiore”, fatta di 22 pezzi unici e numerati, nasce dalla collaborazione con una cara amica: Paola (www.argilledipaola.com), un’artigiana magica. Da tempo avevamo nel cassetto il desiderio di fare un progetto insieme, unendo l’arte della ceramica a quella della calligrafia.
Come è nata questa idea? Quando inizio un progetto mi piace pensare al “problema” alla base di esso. Bob Gill, un geniale designer che ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo, dice: ”Unless you can begin with an interesting problem, it is unlikely you will end up with an interesting solution.” Credo che la creatività abbia spesso a che fare con questo: con i problemi e la loro soluzione.
Dietro alla limited edition “Ci vuole un fiore”, c’è una domanda: “Che cosa può nascere dall’argilla?” E la risposta era lì, nel profumo della primavera che stava arrivando. Che cosa, se non un fiore, può nascere dalla terra lavorata con cura? Un fiore che fiore non è. Un fiore delicato, prezioso, che dura per sempre.
Così il linguaggio dei fiori diventa visibile, grazie alla calligrafia. Così ogni fiore diventa messaggio, ma anche ricordo. Mi piace pensare che chi possiede questo fiore abbia colto anche un po’ di me e di Paola. E noi di loro, perché ognuno di loro è custode di un piccolo pezzo del nostro giardino.
Chi inserirà il codice FLOWERISTA nello shop online per acquistare la collezione Ci vuole un fiore, riceverà in omaggio una sorpresa!

Ecco, un fiore… lo scrivi con me?

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Credits Gabriella Sperotto

Una tua creazione che vorresti abbinare a Flowerista?

Flowerista è stata (e continua ad essere) una boccata d’aria. Una di quelle cose che ti riempiono il cuore perché ti senti capita al volo anche se gli sguardi non si sono mai incrociati dal vivo. Un fiore spontaneo incontrato per caso (e che ora so dove trovare, per respirare il suo profumo).
Quando penso a qualcosa che possa collegare i nostri due mondi la mente mi si riempie di idee. E, detto fra noi, mi piacerebbe realizzarle tutte!

Ecco, una storia… o forse molte storie floweriste da scrivere insieme. Ma Ssssst, secondo me è una sorpresa.

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Credits Gabriella Sperotto

E i progetti per il futuro?

Incontrare persone belle. Ascoltarle e scambiare con loro parole, lettere e fiori. Imparare da loro la delicatezza di vivere.
Scrivere così tante storie da dover chiedere in prestito altra carta e altro inchiostro e conoscere così nuovi sorrisi. E magari pubblicarle.
Sbagliare, per imparare, e migliorare l’arte del rialzarsi, che ancora non padroneggio molto bene! ;).
Non prendersi troppo sul serio, ma anche credere un po’ più in me.
Crescere, raggiungere traguardi, e poi tornare alle nostre tazze di te.

Oh, una macchia! Ne facciamo meraviglia?