Alcuni studi hanno rivelato che l’impatto ambientale dell’ecommerce è inferiore rispetto a quello causato dai negozi fisici. Gli acquisti online però non sono a impatto zero e c’è ancora tanta strada da fare per sensibilizzare brand e consumatori sul tema della sostenibilità ambientale. Ma perché l’ecommerce inquina? E cosa possiamo fare per risolvere il problema?
Ecommerce e negozi fisici a confronto
L’ecommerce continua a crescere, accelerato anche dai nuovi comportamenti d’acquisto che si sono diffusi a causa della pandemia da Covid-19. Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c, nel solo mercato italiano il valore degli acquisti online è arrivato a toccare i 39,4 miliardi di euro nel 2021, registrando una crescita del 21% rispetto all’anno precedente.
Quale impatto può avere questo trend a livello ambientale? La società di consulenza Oliver Wyman ha realizzato una ricerca per comprendere l’impatto dell’ecommerce sull’ambiente e sull’economia. Nel report è stato analizzato il processo di acquisto di libri, elettronica di consumo e abbigliamento in 5 paesi europei: Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito.
Dallo studio è emerso un dato significativo, ovvero che in media lo shopping online è meno inquinante dello shopping offline e quindi più vantaggioso in termini di sostenibilità. I negozi tradizionali infatti causano tra 1,5 e 2,9 volte più emissioni di gas serra rispetto agli ecommerce. In Italia, ad esempio, il consumo è di 1764 grammi di CO2e* per il commercio fisico e di 898 grammi di CO2e per il commercio online (quasi la metà!).
Diamo un’occhiata a questa tabella che mostra il tasso di inquinamento causato da uno stesso prodotto venduto via ecommerce e negozio fisico. Quali sono i fattori che incidono di più?
In media l’inquinamento causato da un prodotto acquistato offline è di 1.970 grammi di emissioni di CO2e. Lo stesso prodotto acquistato online, invece, ne causa “solo” 815 grammi.
Nel caso nel negozio offline, il 60% delle emissioni deriva dal consumo di energia degli edifici (1.184 grammi di CO2e, contro i 163 dell’ecommerce) e il 30% dal viaggio del consumatore verso il negozio (596 grammi di CO2e).
Invece, il fattore che incide di più nel caso dell’ecommerce a livello di inquinamento è il trasporto nell’ultimo miglio (215 grammi di CO2e, pari al 26% del totale). Il confezionamento genera ulteriori 114 gr di CO2e rispetto al negozio offline.
È vero che l’ecommerce richiede l’utilizzo di furgoni per effettuare le consegne a domicilio, ma riduce da 4 a 9 volte il traffico prodotto dai viaggi in automobile dei consumatori dalla loro casa al negozio. In più l’ecommerce non ha bisogno di spazi fisici dedicati alla vendita né di ampi parcheggi, anche se richiede due o tre volte più spazio per la lavorazione degli ordini.
L’ecommerce inquina?
Le statistiche che abbiamo visto dimostrano che l’ecommerce è meno dannoso per l’ambiente rispetto al commercio offline. Questo però non significa che gli acquisti online siano a impatto zero! C’è ancora tanto da fare per sensibilizzare brand e consumatori sul problema dell’impatto ambientale e mettere in pista nuove strategie più sostenibili.
Ad esempio, un fattore che incide sulle emissioni di gas serra degli ecommerce è l’ubicazione dei magazzini e dei centri di smistamento. La crescita delle città europee ha comportato l’allontanamento delle strutture logistiche dai centri urbani. La conseguenza qual è? Un aumento della frammentazione del trasporto nell’ultimo miglio e quindi dell’inquinamento.
In più c’è la questione dell’imballaggio, che nel commercio online è particolarmente impattante e spesso è costituito da materiali non riciclabili e diversi tra loro. La direzione che si sta prendendo è quella di trovare soluzioni costituite da un solo materiale che può essere riciclato. Amazon, ad esempio, ha introdotto gli imballaggi ad apertura facile con cartone riciclabile al 100% per ridurre il più possibile l’utilizzo della plastica.
Un altro aspetto da non sottovalutare è quello dei resi. Permettere ai clienti di restituire il prodotto (qualunque sia il motivo) migliora la loro Customer Journey, ma che impatto può avere sull’ambiente? Restituire la merce significa raddoppiare la tratta di trasporto e quindi di emissioni di gas serra nell’atmosfera. Il prodotto compie un doppio viaggio, insomma. Secondo una ricerca condotta da Twenga, motore di ricerca per lo shopping, il valore dei resi effettuati nel 2020 a livello globale è di ben 490 miliardi di euro.
Non dimentichiamo poi i vecchi mezzi di trasporto inquinanti, soprattutto a quattro ruote, che dovranno giocoforza cedere il passo a soluzioni più ecologiche e green, come i mezzi elettrici. Il trasporto via mare è preferibile al trasporto aereo perché meno impattante, ma richiede tempi di attesa più lunghi.
A questo proposito, anche le consegne veloci comportano emissioni di gas serra maggiori. Pensiamo ad Amazon Prime, che permette di ricevere il prodotto direttamente a casa propria in un solo giorno dall’acquisto. Secondo una ricerca di Sendcloud, piattaforma di spedizioni ecommerce, i consumatori italiani sono sempre più sensibili riguardo all’impatto ambientale delle loro azioni e l’80% sarebbe disposto ad attendere qualche giorno in più pur di compiere una scelta sostenibile.
Come migliorare l’impatto ambientale dell’ecommerce?
Ecommerce e sostenibilità possono andare d’accordo, ma è necessario avviarsi verso un cambio di mentalità e prendere qualche accorgimento, da parte di tutti.
Da un lato, i negozi online dovrebbero responsabilizzare i clienti ed essere promotori di logiche green ed eco-friendly. Ad esempio, utilizzare imballaggi riciclabili e fornire al cliente tutte le informazioni per lo smistamento dei materiali, oppure rendere consapevole il cliente dell’impatto che i resi hanno sull’ambiente, e così via.
Dall’altro lato, tutti noi consumatori abbiamo una grande responsabilità e un grande potere allo stesso tempo. Prima di acquistare un articolo chiediamoci: posso attendere qualche giorno in più per la consegna o è davvero così urgente? Posso trovare lo stesso prodotto nel negozio dietro casa e andarci a piedi? Posso acquistare più prodotti facendo un unico ordine anziché farne tanti a pochi giorni di distanza?
Continuiamo a informarci e a sensibilizzare chi ci sta vicino, con le nostre piccole scelte possiamo fare tanto!
* La CO2e è l’anidride carbonica equivalente: un’unità di misura per calcolare l’impatto dei gas a effetto serra sul riscaldamento globale, a prescindere dal tipo di gas.
Digital Strategist, Senior Content Manager e Copywriter per Flowerista. Provengo dal mondo del Digital Marketing, quello gentile, delicato, aperto allo scambio costruttivo di opinioni. Lettrice compulsiva, amante degli animali e della natura, non mi stanco mai di imparare e di mettermi in gioco.