Oggi la gentilezza è anche riconosciuta come componente dell’intelligenza emotiva e rientra fra le soft skills più richieste dalle aziende, ma è vero che essere gentili non costa niente? Spesso noi persone gentili facciamo fatica a dire no e ad esprimere le nostre opinioni, mettendo il benessere personale al secondo posto. In questo articolo vediamo come cambiare prospettiva e fare in modo che la gentilezza diventi un punto di forza e non una debolezza.
La gentilezza come punto di forza
La gentilezza non costa nulla… è davvero così?
Ciao, mi chiamo Mariarosa Villa. Mi sono posta questa domanda dopo che il burnout mi ha fatto assentare per qualche mese dal lavoro durante la mia esperienza pluriennale di amministrativa in azienda e ho trovato le risposte in quella che attualmente è la mia attività part time di Professional counselor e Dottoressa in Tecniche psicologiche.
Diventare counselor mi ha permesso di cambiare prospettiva rendendomi conto che anch’io, senza volerlo, ho contribuito ad alimentare il mio dolore con comportamenti che ho messo in atto in base ad alcune convinzioni che non corrispondono alla realtà, ma che in un certo senso ingabbiano le persone nella loro gentilezza.
Dedico questo articolo a quelle persone che, come me, da una parte non riescono a rimanere indifferenti di fronte a chi è in difficoltà e dall’altra vengono influenzate dal giudizio altrui in misura maggiore rispetto alla media, con il rischio di diventare invisibili e risultare scontatǝ agli occhi dellǝ altrǝ.
Lascio alle figure professionali di riferimento l’analisi delle cause di questi atteggiamenti, mentre voglio farvi conoscere quali sono i costi di queste convinzioni trappola e offrivi le domande a cui potete rispondere se volete iniziare a cambiare prospettiva. La gentilezza diventerà il vostro punto di forza più grande, e non più una debolezza!
Imparare ad esprimere la propria opinione
Il burnout è arrivato dopo un lungo periodo in cui mi sentivo:
- stanca e frustrata perché ero subissata dagli impegni che non mi riguardavano direttamente;
- irritata perché le richieste di aiuto non finivano mai;
- triste perché la mia disponibilità era ormai data per certa e a volte non venivo neanche consultata.
Il counseling mi ha insegnato che inconsapevolmente ho contribuito alla mia infelicità fino a quando sono rimasta in attesa che
- fossero lǝ altrǝ ad accorgersi che stavano esigendo troppo da me
- fossero lǝ altrǝ a smettere di chiedere il mio sostegno
- fossero lǝ altrǝ a capire che anch’io ho le mie esigenze
Se vogliamo essere capitə dobbiamo fare in modo che le persone abbiano la possibilità di farlo! Sembra ovvio, eppure è stato difficile imparare a esprimere la mia opinione senza il timore di offendere o litigare, far vedere le mie difficoltà o far sapere quando non sono in forma senza la preoccupazione di disturbare.
Questa è la domanda fondamentale a cui dovete rispondere:
- Per quanto penso di aspettare ancora prima di cominciare a fare qualcosa di diverso per cambiare questa situazione in cui non sto bene?
Anche le persone gentili si arrabbiano
Se anche a voi è capitato di sentirvi rivolgere frasi tipo: “Ma sei sempre così? Non riesco a immaginarti arrabbiatə”, non ci sarebbe niente di male, se non fosse che questa calma spesso è apparente e non rispecchia quello che siamo veramente.
La capacità di prestare attenzione a chi ci sta parlando è una caratteristica delle persone gentili, a me ad esempio è utile durante i colloqui di counseling o nei percorsi di formazione, ma esprimere ad alta voce le proprie idee è completamente diverso.
Più di una volta non ho parlato quando ho subito critiche ingiustificate, quando mi hanno detto qualcosa su cui non ero d’accordo o semplicemente quando avrei potuto confrontarmi con opinioni diverse dalle mie. Sono cresciuta con l’idea che obiettare e litigare siano la stessa cosa, di conseguenza per me era impensabile intavolare una discussione perché avrebbe voluto dire mostrare aggressività. Sono rimasta a lungo in silenzio per paura del conflitto.
Il problema è che con questo silenzio spesso ho ottenuto l’effetto contrario, quello di una pentola a pressione che non sfiata: all’improvviso, senza preavviso, dalla bocca uscivano parole aggressive che provocavano ferite anche inguaribili!
Per cambiare punto di vista rispondete a queste domande:
- Quanto mi interessa o mi serve che la persona con cui sto parlando conosca il mio parere o sappia che non sono d’accordo?
- Cosa immagino che succeda se esprimo quello che ho in mente?
- Cosa mi spinge a pensare che se decido di parlare litigherò per forza?
Come imparare a dire di no
Per noi gentili il NO è un avverbio quasi inesistente. Siamo persone a cui fa piacere sapere che lǝ altrǝ possano contare su di noi, tanto che a volte interveniamo prima ancora che ci sia bisogno, anzi a volte ci diciamo: “Cosa farebbero senza il mio aiuto?”.
Ecco, se vi è capitato di farvi questa domanda, mettetevi in allarme perché siete incappatə nella convinzione di essere insostituibili, e questa è una trappola! Non stupitevi se a un certo punto vi ritrovate a non avere più tempo per voi o per terminare il vostro lavoro.
Più di una volta sono uscita dall’ufficio innervosita o in ansia perché avevo lasciato in sospeso un compito proprio per un “no” che non avevo detto alla collega, nonostante mi fosse chiaro che non ce l’avrei fatta. Quando ho imparato a motivare i miei rifiuti ho scoperto che qualche collega approfittava della mia disponibilità, altrə invece hanno capito le mie difficoltà e hanno cercato una soluzione alternativa (che leggerezza sapere di poter essere sostituita!).
Per cambiare punto di vista rispondete a queste domande:
- Cosa voglio ottenere con il “no” che non riesco a dire?
- Che valore ha per me questo “no” rispetto al “no” che di solito si dice per evitare di dare una mano?
- Cosa immagino che succeda se dico “no” o mostro le mie difficoltà?
- Quanto tempo mi dò per rimanere ancora in silenzio prima di scoppiare, se la persona a cui dico “no” mostra poco interesse, non capisce o disapprova?
In conclusione
Se vi trovate in sintonia con questa esplorazione, spero che nelle domande possiate trovare la possibilità di cambiare approccio al vostro modo abituale di essere gentili per riprendere in mano la vostra vita e creare relazioni che siano positive anche per voi oltre che per le altre persone.