Archiviato un 2020 a dir poco difficile, ci prepariamo ad affrontare un 2021 in cui sicuramente riponiamo tantissime speranze. Ma in questo mare di incertezze, si riescono a cogliere dei macro-trend a cui possiamo ispirarci per delineare le nostre azioni di marketing? Siamo andati a caccia di segnali nel web e questi sono i 10 trend più utili che abbiamo individuato per il 2021.
Ecco 10 trend da seguire con attenzione secondo Flowerista.
1. Personalizzazione del prodotto a braccetto con i Big Data
I biscotti Oreo, poi i Pan di Stelle, le scarpe della Timberland e quelle delle Reebok, solo per citare alcuni esempi: i Big Brand giocano la carta della personalizzazione e della co-creazione. Sicuramente ci ricordiamo i primi esperimenti in questo senso dei barattoli di Nutella e le bottiglie di Coca Cola con i nomi impressi sull’etichetta, ma in quel caso la personalizzazione era facilitata da un range limitato di possibilità; e sono abbastanza certa che se ti fossi chiamata Genoveffa non avresti trovato la tua bottiglia. Nel 2021 invece siamo di fonte a un altro tipo di personalizzazione: quella basata sui reali dati dell’utente. In un panorama di produzione di massa, la proposta di beni e servizi viene personalizzata in base alle indicazioni “live” dell’acquirente. Il tutto per soddisfare il bisogno di esclusività insito in ciascuno di noi. Ma c’è dell’altro in realtà: le aziende in questo modo ottengono una serie di dati sui consumatori direttamente dalla fonte, senza passare dai cosiddetti Cookies di terze parti (quelli che mettiamo sul sito, per intenderci, ma di cui non siamo detentori). È come sedersi al tavolino di un bar con il proprio cliente, armati di blocchetto per gli appunti, e chiedergli cosa ha mangiato ieri, qual è il suo piatto preferito, cosa fa nel tempo libero. Tradotto: cosa possiamo fare noi per catturare la sua attenzione.
Non si tratta solo di confermare l’inarrestabile ascesa dell’industria dei videogiochi, ma di sfruttare a nostro favore un trend ben più trasversale: la cosiddetta gamification. Tutto o quasi può diventare un gioco, dalla formazione allo shopping di lusso, come ci dimostra Balenciaga: il brand presenterà la sua nuova collezione autunno/inverno 2021 all’interno di “Afterworld: The Age of Tomorrow”, un videogioco creato dall’azienda e ambientato nel 2031. Il passaggio al formato videogioco rispecchia la tendenza più ampia nel settore fashion e luxury di utilizzare questo nuovo tipo di formato e canale sia per aumentare l’engagement dei propri clienti, sia per raggiungere un target sempre più più giovane. La domanda che dobbiamo porci è: come possiamo applicare il gioco al nostro contesto abituale? Avrebbe senso? Cosa porterebbe in più, di diverso? Con quale mentalità? Ammetto che ci sto riflettendo parecchio ultimamente e credo si vedranno i primi risultati a febbraio – stay tuned!
3. Inquinamento digitale da combattere
Si è tentati di pensare che il digitale corrisponda a zero emissioni, dal momento che non prevede spostamenti, eppure non è così: Internet inquina più del traffico aereo mondiale. Sembra incredibile, ma è vero. Purtroppo anche inviare un’e-mail o guardare un video su YouTube può essere molto inquinante. I siti web e i servizi digitali devono infatti appoggiarsi a server, servizi di hosting e centri di elaborazione dati, il cui consumo energetico è altissimo. Come racconta un articolo del Corriere, secondo alcuni studi, entro il 2025 il settore dell’IT produrrà più del 5% del CO2 immesso nell’atmosfera. Cosa mi aspetto quindi? Che nascano sempre più azioni, progetti, buone prassi che vadano a compensare – se non a diminuire – l’impatto ambientale delle nostre attività digitali, come ad esempio l’utilizzo di determinati servizi di hosting piuttosto che altri, ripiantumazione degli alberi a compensazione come quella di CO2web, attività di sensibilizzazione. Sta a noi scegliere come, quando e perché prendervi parte.
4. Sempre più User Generated Content
Gli UGC (User Generated Content) non sono una vera e propria novità nel panorama del marketing, anzi. Mi ricordo ancora una “vecchissima” lezione di un mio professore universitario americano che ci parlava di come il film indipendente e low-budget Juno (USA, 2007) fosse diventato improvvisamente un successo planetario grazie ai contenuti condivisi dagli utenti sui social (Facebook in quel periodo stava muovendo i primi passi e in Italia arrivò nel 2008. Ma di nostalgia parleremo più avanti, non è ancora questo il momento). 13 anni dopo è impossibile pensare di pianificare una Content Strategy senza tenere in considerazione i contenuti prodotti dagli utenti, spesso numericamente anche maggiori di quelli che possiamo creare noi. Qualche esempio? Sondaggi, Q&A, utilizzo di un prodotto nell’ambiente domestico, recensioni, interviste ai clienti, contest. Il consiglio dunque quale può essere? Incentiviamo il nostro pubblico a produrli, mostriamoli con orgoglio, magari con un template ad hoc, sfruttiamoli per imparare a conoscere sempre di più chi c’è dall’altra parte! Le aziende li chiamano Big Data, a me piace chiamarli micro-dati perché si annidano ovunque e sono piccole informazioni preziosissime!
Tornare con la mente a momenti rassicuranti e che ci fanno sorridere di tenerezza, momenti che ci ricordano (forse) gli anni più belli della nostra vita e li rendono eterni. Anche qui, niente di nuovo. Il marketing ha scoperto da tempo questo meccanismo della psiche. Le persone vogliono ricordare i “bei vecchi tempi” anche se dopotutto non erano così belli. Le campagne basate sulla nostalgia funzionano particolarmente bene con i millennials (mi ci metto dentro anche io) perché sono cresciuti con la pubblicità Anni 80, praticamente l’apoteosi di jingle e merchandising. Associare oggi un proprio prodotto o servizio, anche apparentemente lontano nel contenuto, a quel “mondo”, significa stimolare un’area del cervello immediatamente propensa a ricevere input emozionali. Fate una prova con questa immagine e ditemi se non vi commuovete un pochino! Wieden + Kennedy New York per una pubblicità è riuscita a rimettere Atreyu in sella a Falkor, il suo Fortunadrago. La coppia appare proprio come l’avevamo lasciata nel 1984, volando tra le nuvole con la sua iconica soundtrack in sottofondo.
I chatbot non sono il male assoluto, anzi, possono essere un grande aiuto per il Customer Care! In particolare qui mi voglio soffermare sull’utilità di snellire alcuni passaggi ripetitivi come può essere l’invio di materiale (ad es un catalogo o una brochure), le prenotazioni di un tavolo al ristorante, risposte predefinite con tanto di listino prezzi. Non messaggi ad hoc, quindi, tarati sul singolo cliente – nulla può sostituire l’empatia umana se una persona mi dovesse chiedere qual è il corso più adatto a lui/lei – ma messaggi standard. Come fare? Facebook Messenger si presta benissimo a questo, con il suo bot integrato, ma ci sono molte altre varianti, come Manychat ad esempio. Vale sicuramente un tentativo!
La frase ““online, ma anche di persona, laddove possibile” l’abbiamo sentita spesso in questo 2020, ho l’impressione che continueremo a ripeterla anche nel 2021. Difficilmente potranno riprendere come prima i grandi eventi e, in ogni caso, dovranno fare i conti con il fatto che siamo cambiati nel frattempo. Alzi la mano chi non si sente più pigro, più spaventato dalla folla e in generale più scettico sulla reale efficacia di alcuni incontri che fino a poco tempo fa sembravano imprescindibili. Tutta la filiera degli eventi e dei congressi dovrà continuare a investire nell’online e nella possibilità di far diventare virtuale ciò che prima era solo fisico. Un esempio? È ancora poco conosciuta in Italia la piattaforma per organizzare eventi online Hopin, ma a mio avviso rappresenta un ottimo alleato per tutti quegli organizzatori (e partecipanti) che si sono trovati in difficoltà: permette di ricreare ambienti virtuali, visitare gli stand, muoversi nello spazio, incontrare clienti one to one e partecipare agli incontri e alle conferenze pubbliche. Tutto con il proprio “avatar”.
Più in generale, Facebook ha introdotto la possibilità di emettere biglietti per gli eventi online pubblicati sulla piattaforma, stessa cosa ha fatto Zoom. Non ci sono più scuse ormai, gli eventi online ci faranno compagnia per un bel pò ancora.
Per conoscere altre piattaforme che ospitano eventi virtuali rimando a questo link.
La Regina degli Scacchi, la miniserie più vista di sempre su Netflix, ha fatto schizzare le vendite di scacchi su Amazon. I vestiti indossati dalla protagonista hanno fatto impennare le ricerche online sulla moda Anni 50. Netflix è diventato un influencer quindi? Pare proprio di sì. Cosa possiamo dedurre da questo? Innanzitutto che ormai le mode non sono più dettate dalla televisione e dagli spot pubblicitari – forse questo si sapeva già – ma soprattutto che per i nostri contenuti, o eventualmente anche prodotti, dobbiamo prestare molta attenzione a quello che succede nel mondo delle serie. Sono entrate talmente tanto nella nostra routine quotidiana che non solo hanno cambiato il modo di narrare e considerare le storie (siamo diventati molto disattenti a tutto ciò che supera una certa soglia di tempo), ma hanno impattato anche la nostra realtà percepita, modificandone i desideri e le aspettative. Chi non ha sognato almeno per un secondo di vivere la vita fatta di aperitivi e abbracci di Emily in Paris durante una difficilissima seconda ondata nell’autunno 2020? Pur rendendoci conto della finzione, vogliamo continuare a sognare.
Sono sempre di più le realtà che adottano come modello di business quello in abbonamento, ovvero basato sulla vendita di abbonamenti per ricevere entrate ricorrenti. Questo modello si focalizza sulla fidelizzazione dei clienti rispetto all’acquisizione degli stessi. Se ci pensiamo, è come se da un’idea di prodotto fine a se stesso, si passasse a una logica quasi di partnership, di servizio continuativo. Non si presta a tutto, ma credo che tra abbonamento e rateizzazione (altro aspetto da considerare attentamente nel 2021) è l’intero ciclo di vita del cliente che va ripensato. E, di pari passo, vanno inseriti nella strategia di comunicazione quegli strumenti che permettono di entrare molto più in contatto con il cliente, vedi newsletter.
Cyclon, la nuova scarpa da running sviluppata da ON, brand svizzero, sta rivoluzionando il settore delle sneaker sportive. L’idea non è esclusivamente legata allo sviluppo e al lancio di un prodotto fisico, ossia una scarpa che permette ottime performance, ma affianca al prodotto fisico uno digitale.
Si tratta infatti di un modello di business a subscription dove con €29.95 al mese l’utente compra l’utilizzo di una scarpa dalle ottime performance per circa 600km: una volta completato il percorso ne riceverà un nuovo paio e potrà restituire quelle usurate, senza doverle buttare.
10. L’artigianato salverà il mondo
Non potevo chiudere questa rassegna di trend per il 2021 senza il mio preferito, che forse non è nemmeno un marketing trend, ma più una speranza, un segnale che in molti stanno cogliendo in giro per i social e per il web, non sono certo l’unica. Ho preso in prestito il titolo del podcast di Daniele Ranaldi e Beatrice Minuto, l’Artigianato salverà il mondo, per lasciarvi con questo spunto: non notate anche voi che il dibattito in merito si stia allargando, da una piccola nicchia confinata su Instagram stia arrivando anche altrove, in ambienti che non si erano mai nemmeno posti il problema della sostenibilità della produzione? Un timido segnale ma comunque un segnale. Staremo a vedere cosa succederà, se si tratta di trend destinato a durare e mettere le radici o meno. Io ovviamente lo spero, così come spero in un più ampio ritorno all’autenticità in tutte le forme di comunicazione.
Bene, spero di avervi dato qualche idea utile e di rivedervi su queste pagine nel 2021. A presto!
Digital Strategist e fondatrice di Flowerista.
Aiuto aziende e liberi professionisti a comunicare online, senza gridare. Mi occupo di trasformazione digitale in chiave sostenibile, per l’ambiente e per la società in cui viviamo.